Ghost Hound (神霊狩/GHOST HOUNDShinreigari/Gōsuto Haundo) è una serie animata trasmessa per la prima volta in Giappone tra il 18 ottobre 2007 e il 03 aprile 2008 sul canale satellitare WOWOW, realizzata dalla Production I.G per commemorare il ventesimo anno di attività dello studio nel campo dell’animazione.

Data l’importanza del progetto, la Production I.G riunisce uno staff di prim’ordine. Il concept originale di Ghost Hound viene partorito dalla mente di Masamune Shirow (ideatore di Ghost in the Shell), la scrittura di storia e personaggi viene affidata invece a Chiaki J. Konaka (Serial Experiments Lain, Tehxnolyze), il quale trova alla regia il fidato Ryutaro Nakamura (Serial Experiments Lain), mentre la direzione artistica viene affidata alla leggenda vivente Hiromasa Ogura (Le ali di Honneamise, Nadia e il mistero della Pietra Azzurra, FLCL), quest’ultimo affiancato dalla disegnatrice esperta Mariko Oka (Cowboy Bebop, Inuyasha, Mononoke).
Uno staff decisamente importante.

Sinossi

Nella piccola cittadina di Suiten situata in una remota regione montuosa dell’isola Kyushu, hanno luogo dei fenomeni paranormali dovuti all’incontro tra il mondo reale e quello degli spiriti. Questi eventi vengono percepiti soprattutto da Taro, Makoto e Masayuki, tre ragazzi che hanno avuto delle esperienze traumatiche nella loro infanzia. Sebbene nessun essere umano sia in grado di farlo, questi tre studenti riusciranno più volte ad entrare nel mondo degli spiriti e ciò servirà loro per scoprire ciò che si trova alla base dei loro traumi passati.

-estratto da animeclick.it

Commento Critico

Il motivo per il quale ho voluto scrivere un articolo su questa serie animata è ovviamente il coinvolgimento di Chiaki J. Konaka, continuando così quanto ho cominciato con le analisi alle sue opere maggiori (Serial Experiments Lain e Texhnolyze), ovvero comprendere l’evoluzione del pensiero di questo autore, un pensiero senza alcun dubbio fuori dall’ordinario e di conseguenza estremamente interessante.

Una gravosa eredità

Ghost Hound è un’opera che apparentemente condivide il medesimo processo creativo delle due opere succitate, tuttavia c’è una grande differenza tra di esse. Mi spiego. Prendendo ad esempio Serial Experiments Lain (ma lo stesso discorso può essere fatto anche per Texhnolyze), è un progetto nato da un’idea di Y. Ueda, un concept di “due righe” affidato a Konaka il quale poi ha realizzato tutto il resto, storia e personaggi. Per spiegarmi con parole ancora più spicciole, è come se Y. Ueda fosse andato da Konaka e gli avesse detto: “Ho questa idea su un’adolescente che sembra una ragazzina qualunque, ma in realtà è un’entità creatasi nel web ed inserita in un corpo artificiale… al resto pensaci tu!”. Ovviamente non è andata così, ci sarà stata sicuramente molta più collaborazione e confronto tra i due autori, ma resta un buon esempio per rendere meglio quanto sto andando a scrivere in questo paragrafo.

D’altro canto, il concept che viene affidato a Konaka per la realizzazione di Ghost Hound ha tutt’altro peso, per due motivi diversi. La prima circostanza a gravare riguarda il fatto che il concept alla base di Ghost Hound non è un’idea di “due righe”, bensì una sceneggiatura (quasi completa) scritta da Masamune Shirow vent’anni prima, nel 1987; la seconda è una diretta conseguenza della prima e riguarda invece il peso del nome dell’autore, Masamune Shirow, la mente dietro Ghost in the Shell, uno dei manga più influenti e rilevanti mai scritti, diventato poi uno tra i lungometraggi d’animazione più importanti e famosi di sempre, uno dei pochi a catturare l’attenzione di Hollywood (il live action del 2017 con protagonista Scarlett Johansson).
Penso di aver reso bene l’idea della pressione che Konaka ha dovuto sopportare durante la realizzazione di questo progetto. Ma sentiamo il diretto interessato, così si espresse durante una lunga intervista rilasciata al committente del progetto Ghost Hound, vale a dire lo studio Production I.G, e poi pubblicata sul sito ufficiale di quest’ultimo:

… La storia di Shirow-san si concentra sulla costruzione di una diga che provoca danni ambientali e finisce per compromettere l’equilibrio tra il mondo dei fantasmi e il mondo reale. Questo elemento è stato utilizzato per trasmettere il tema principale della storia, ovvero quanto il contatto tra natura e uomo cambi gradualmente il mondo in cui viviamo…

– Chiaki J. Konaka (intervista rilasciata alla Production I.G)

Konaka parla di “storia di Shirow-san” e di “tema principale della storia”, quindi una trama e un messaggio dell’opera già ben definiti, possiamo dire prestabiliti. Per un autore come Konaka non deve essere stato affatto semplice scrivere una sceneggiatura con dei “paletti” di questo genere, che forse hanno vincolato molto la sua libertà creativa, o forse no.
Ma questo non è l’unico passaggio interessante dell’intervista, continua…

… Non avevo intenzione di creare tutto nello stile di Shirow-san, ma siamo inconsciamente legati ad esso…

– Chiaki J. Konaka (intervista rilasciata alla Production I.G)

Qui Konaka parla al plurale in quanto si sta riferendo a lui e a R. Nakamura in quanto venivano intervistati assieme, sembra voler dire che, anche se gli era stata concessa una certa libertà creativa sulla realizzazione di Ghost Hound, lui sentiva inconsciamente la presenza di Masamune Shirow, un qualcosa che lo inibiva, che non gli permetteva di spingersi oltre. Esattamente quanto ho scritto qualche rigo fa.
Inoltre l’autore aggiunge:

… Anche se, per essere precisi, in Ghost in the Shell lo scoppio della terza guerra mondiale è avvenuto nel 1996, quindi Ghost Hound deve essere una storia di un mondo parallelo.

Chiaki J. Konaka (intervista rilasciata alla Production I.G)

Questo passaggio dell’intervista di Konaka rivela un dettaglio alquanto cruciale, che aggrava in maniera ancora più decisa il peso della realizzazione di Ghost Hound. L’autore sostanzialmente afferma che Ghost Hound è una sorta di sequel di Ghost in the Shell, o comunque una storia che Shirow scrisse sempre nell’universo di quest’ultimo, un cosiddetto spin-off. Un’informazione che sicuramente non ha raggiunto molte persone, anche perché la stessa Production I.G non pubblicizzò mai Ghost Hound come seguito di Ghost in the Shell, tuttavia è facile percepire la pressione che Konaka ha avuto nel dover realizzare una sorta di sequel ad un’opera così importante.

… In ogni caso, non vorrei che si pensasse che mi sono preso una libertà assoluta e che mi sono allontanato dal mondo di Shirow-san, quindi vorrei sottolineare che ho seguito la trama originale di Shirow-san.

Chiaki J. Konaka (intervista rilasciata alla Production I.G)

Affermazione alquanto esplicativa, tuttavia è facile leggere nelle parole di Konaka prima di tutto la riverenza e la stima che prova per Masamune Shirow, ma anche tutto il suo timore di sbagliare, di risultare irrispettoso nei suoi confronti. Basta la frase conclusiva: “…vorrei sottolineare che ho seguito la trama originale di Shirow-san”, che suona come se volesse rassicurare il pubblico sull’integrità della storia originale.

Ma non è soltanto con le parole che Konaka dimostra quanto afferma, ma è soprattutto con i fatti. Uno degli elementi che l’autore di SEL aggiunge alla storia di M. Shirow è la Japan Bio-tech, il centro di ricerca scientifico non a caso ubicato sulle montagne. È risaputo come nella cultura nipponica la montagna è simbolo di spiritualità, un luogo dove l’uomo non dovrebbe metter piede, figurarsi costruire ed edificare un centro di ricerca. L’uomo che sfida la natura, esattamente come la costruzione della diga ripresa dal soggetto originale di Shirow.
Konaka ha probabilmente ritenuto che un centro di ricerca fosse più contemporaneo rispetto ad una diga (ricordo che Shirow scrisse il soggetto di Ghost Hound nel 1987), e per questo lo ha aggiunto alla storia originale. Inoltre all’interno del Japan Bio-tech si fanno esperimenti sulla vita, l’essere umano che si sostituisce a Dio, che dona o toglie la vita agli esseri viventi. Anche questa tematica rafforza il tema centrale della sceneggiatura originale di M. Shirow, il controverso e spesso conflittuale rapporto tra natura e uomo.

Immagini subliminali

Il paragrafo precedente potrebbe far presupporre l’esclusione di qualsiasi iniziativa da parte di Chiaki J. Konaka di dare una sua impronta alla serie animata, ma chi conosce bene l’operato di questo autore sa benissimo che neanche l’eredità di Masamune Shirow può reprimere la necessità di esprimere il suo messaggio personale in ogni progetto a cui prende parte. E Ghost Hound non fa eccezione.

Prima di addentrarci nell’analisi del pensiero di Konaka più o meno celato in Ghost Hound, è bene comprendere, in questo caso ribadire, i confini tra il soggetto originale di Masamune Shirow e per l’appunto l’operato di Konaka. Per far questo, cito nuovamente un passaggio della sua intervista rilasciata internamente alla Production I.G :

… La storia di Shirow-san si concentra sulla costruzione di una diga che provoca danni ambientali e finisce per compromettere l’equilibrio tra il mondo dei fantasmi e il mondo reale. Questo elemento è stato utilizzato per trasmettere il tema principale della storia, ovvero quanto il contatto tra natura e uomo cambi gradualmente il mondo in cui viviamo…

– Chiaki J. Konaka (intervista rilasciata alla Production I.G)

Da queste parole è possibile affermare che il fulcro della storia di Masamune Shirow gira intorno ad uno dei temi classici delle sue opere: il conflitto uomo-natura. Gli esseri umani che destabilizzano la natura con il loro operato, in questo caso una diga. Tutto ciò ci permette di affermare che non solo l’incipit dell’anime è fedele al soggetto originale, ma anche il finale. Il messaggio dell’ultimo episodio, lo scontro tra il mondo degli spiriti capeggiato dal dragone e l’abominio informe creato dall’uomo* scongiurato all’ultimo momento dal gruppo dei protagonisti, è sostanzialmente la somma del pensiero di Shirow. Inoltre, se si pensa ai finali scritti da Konaka per le sue precedenti opere, su tutte SEL e Texhnolyze, è possibile affermare che l’autore non è esattamente un amante del lieto fine, del “vissero tutti felici e contenti”, cosa che invece avviene in Ghost Hound.

Ma se l’inizio e la fine di Ghost Hound, con annesso messaggio, sono tutta farina del sacco di Masamune Shirow, allora dove si trova il pensiero di Konaka? Semplice, nel mezzo. Oserei dire letteralmente, ma ci arriverò dopo a questo dettaglio. Ciò che fa Chiaki J. Konaka è “tempestare” l’intera serie animata con concetti scientifici, pseudo-scientifici, religiosi e filosofici… esattamente come fece in Serial Experiments Lain.

L’obiettivo di questo paragrafo è prima di tutto elencare i più rilevanti tra i succitati concetti di scienza e pseudo-scienza disseminati praticamente in ogni episodio della serie animata (a cominciare dai titoli scelti per ognuno di essi), e soprattutto trovare il nesso logico con il quale Konaka li ha collegato tra loro. Questa è secondo il mio parere la chiave per comprendere il pensiero dell’autore in Ghost Hound, il quale, per chi conosce Konaka, non si rivelerà neppure una novità.

Prima di iniziare con la disanima voglio fare una premessa. I concetti citati da Konaka che andrò fra poco ad elencare sono estremamente complessi, difatti proverò a spiegarli e trattarli in maniera a dir poco semplicistica, d’altronde non sono uno scienziato affermato, tanto meno posseggo una laurea in nessuno dei campi che andrò a discutere, ma mi permetto di scrivere parole a riguardo per il semplice fatto che Chiaki J. Konaka si è rapportato a questi concetti esattamente come ho fatto io, attraverso libri e internet, d’altro canto nemmeno lui ha conseguito gli studi in nessuna di queste materie. Il mio obbiettivo è quello di comprendere il pensiero di Konaka, non di validare, confutare o discutere in alcun modo le teorie o i concetti che vengono citati in Ghost Hound. Anzi, mi scuso anticipatamente per le possibili e probabili imprecisioni che potreste trovare scritte più avanti nel paragrafo. Detto ciò, posso procedere.

* Una piccola curiosità. Il mostro deforme generatosi a causa dall’operato della Japan Bio-Tech viene rappresentato in modo similare alla forma che assume Masami Eiri nel finale di Serial Experiments Lain, il quale a sua volta ricordava il blob nel quale si trasforma Tetsuo Shima nel finale di Akira, il manga/film cult di Katsuhiro Otomo. A proposito di blob, essendo Chiaki J. Konaka un cinefilo di prim’ordine, è possibile che questo sia un riferimento al film cult di fantascienza The Blob del 1958 con protagonista un giovanissimo Steve McQueen.

elmo corticale


Iniziamo dall’evento che unisce i protagonisti dell’opera: l’esperienza extracorporea. Non penso debba spiegare il significato di quelli che vengono chiamati in gergo “viaggi astrali”, anche perché è una tematica ricorrente nella cultura pop. Ciò che invece mi interessa sottolineare è come la medicina contemporanea non esclude l’esistenza delle esperienze extracorporee, tuttavia più che eventi paranormali o poteri soprannaturali vengono considerate come sintomo di un’anomala iperattività temporanea di alcune parti del cervello umano, in poche parole una sorta di “patologia”. Proprio per questo motivo, molti psichiatri e psicologi hanno studiato a fondo questo fenomeno per capirne le cause.

Tra i tanti studiosi che hanno dedicato anni a questa causa, Konaka decide di citare nei primi episodi dell’anime il nome di Michael Persinger e il suo esperimento più famoso, il God Helmet (il Casco di dio). Quest’ultimo, senza entrare troppo nel dettaglio, consiste nel far indossare al paziente un copricapo munito di diversi solenoidi i quali producono dei debolissimi campi magnetici simili a quelli emessi da un telefono o un asciugacapelli, oppure come nel caso di Ghost Hound, l’apparecchiatura radio utilizzata da Taro.
Lo scopo dell’esperimento del dott. Persinger era quello di trovare le correlazioni neurali della religiosità e della spiritualità insite nell’essere umano attraverso la stimolazione del lobo temporale causata dai campi magnetici generati dal God Helmet. Tuttavia l’esperimento di M. Persinger ha conferito tutto tranne che certezze scientifiche. Alcuni pazienti hanno affermato di aver visto Dio (da qui il nome dell’esperimento), altri invece di non aver provato assolutamente nulla. Inoltre l’esperimento è stato riprodotto diversi anni dopo dall’università di Uppsala nelle condizioni di doppio ceco, ovvero senza rivelare ai pazienti ed ai ricercatori lo scopo dell’esperimento. Il risultato fu un fallimento, nessuno dei pazienti provò nulla di rilevante. Secondo gli studiosi dell’università di Uppsala il risultato dell’esperimento di M. Persinger fu causato dalla soggezione dei pazienti, dovuta al fatto che quest’ultimi erano a conoscenza dello scopo dell’esperimento. Ciò rende il God Helmet mera pseudo-scienza.

Rapportando quanto appena descritto a Ghost Hound è possibile scorgere l’intento di Konaka. I protagonisti della storia sono tutti soggetti all’influenza di lievi alterazioni del campo magnetico quando hanno esperienze extracorporee: Taro come ho già scritto è spesso vicino alla sua apparecchiatura radio, Masayuki il visore VR, e Makoto alla sua chitarra elettrica e amplificatore. Inoltre, quando i tre protagonisti hanno queste esperienze extracorporee entrano in una sorta di dimensione che permette loro di vedere il mondo degli spiriti, esattamente ciò che voleva dimostrare M. Persinger con il suo esperimento.

Ma è soltanto questo il motivo per cui Konaka cita tutta questa vicenda del God Helmet? Se Serial Experiments Lain ci ha insegnato qualcosa, la risposta è senza dubbio, no. Ma su questo argomento ci tornerò più tardi, proseguiamo con il ragionamento.

Il passo successivo alle esperienze extracorporee è quello di dare una forma agli “avatar” dei protagonisti. La prima forma scelta da Konaka con la quale questi ultimi si manifestano fuori dal loro corpo è quella di un “omuncolo”, degli esseri antropomorfi con la testa grande e gli arti piccoli. Una spiegazione per questa forma ci viene data sempre dall’autore nei primi episodi dell’anime quando cita l’Homunculus corticale teorizzato da Wilder Penfield. Gli omuncoli che compaiono in Ghost Hound sono vagamente rassomiglianti a quelli di W. Penfield, questa poca somiglianza è sicuramente dovuta ad una scelta artistica, in quanto l’Homunculus corticale teorizzato da W. Penfield ha un aspetto decisamente poco “appetibile” al giovane pubblico a cui è destinata l’opera, per questo motivo lo staff ha optato per una forma più “kawaii”, per usare un termine del gergo giapponese.
Tuttavia, come ho scritto poche righe fa, Konaka cita esplicitamente l’Homunculus corticale di W. Penfield, di conseguenza c’è poco da discutere sull’origine degli avatar dei protagonisti.

Bisogna infine sottolineare come a differenza di M. Persinger, il lavoro di W. Penfield ha riscosso, e tutt’oggi possiede, rilevanza scientifica. Questo contrasto tra scienza e pseudo-scienza è estremamente importante per comprendere il messaggio di Konaka, in quanto tutta l’opera ne è pervasa per un motivo ben preciso, il medesimo di Serial Experiments Lain.

Ordine olografico

Qui le cose cominciano a farsi decisamente più complesse, non tanto per i temi trattati, quanto per la difficoltà nel contestualizzarli all’interno di Ghost Hound. Difatti gli argomenti che andrò a trattare in questo paragrafo sono: la sincronicità ipotizzata da C.G. Jung, una teoria psicoanalitica che sfocia nella filosofia, il concetto di ordine implicato ideato da D. Bohm, quindi si entra nel campo della fisica quantistica, e sempre dallo stesso fisico statunitense anche il paradigma olografico.

Iniziamo dal concetto di sincronicità teorizzato da C.G. Jung, che tra i tre sopra elencati risulta sicuramente più semplice da illustrare. Per prima cosa vado a riportare una breve definizione di sincronicità enunciata dal suo stesso ideatore:

Gli eventi sincronici si basano sulla simultaneità di due diversi stati mentali.
Ecco quindi il concetto generale di sincronicità nel senso speciale di coincidenza temporale di due o più eventi senza nesso di causalità tra di loro e con lo stesso o simile significato. Il termine si oppone al ‘sincronismo’, che denota la semplice simultaneità di due eventi. La sincronicità significa quindi anzitutto la simultaneità di un certo stato psichico con uno o più eventi collaterali significanti in relazione allo stato personale del momento, e – eventualmente – viceversa.
Voglio dire per sincronicità le coincidenze, che non sono infrequenti, di stati soggettivi e fatti oggettivi che non si possono spiegare causalmente, almeno con le nostre risorse attuali.

Carl Gustav Jung

Riassunto in maniera spicciola, lo psicanalista svizzero cerca di dare un significato a quelle coincidenze che non hanno alcun tipo di spiegazione razionale, eventi che accadono nello stesso momento e che hanno un nesso tra loro il quale va ricercato oltre la causalità, come se fossero originati da una forza che agisce oltre le leggi della fisica conosciuta.
Per Jung la psiche di un individuo si trova in una dimensione differente da quella del mondo materiale/causale. Tempo e spazio sono elementi superflui, da non prendere in considerazione. Difatti C.G. Jung collega questo suo concetto a quello del unus mundus teorizzato nel XVI secolo da G. Dorn. A riguardo Jung afferma:

Per Unus mundus G. Dorn intende il mondo potenziale del primo giorno della creazione dove nulla esiste ancora in actu, cioè tra i Due e la pluralità, ma solamente nell’Uno. L’unità dell’uomo […] significa ugualmente per Dorn la possibilità di produrre anche l’unità col mondo, non con la realtà multipla che vediamo, ma con un mondo potenziale che corrisponde al fondamento eterno di tutta l’esistenza empirica, tutto come se stesso e il fondamento e della sorgente originaria della personalità che comprende quest’ultimo nel passato, nel presente e nel futuro.

Carl Gustav Jung in Mysterium coniunctionis

Una dimensione parallela quindi, che sembra descrivere per certi aspetti anche quella che troviamo in Ghost Hound quando i tre protagonisti hanno le esperienze extracorporee, una dimensione nella quale il mondo materiale e il mondo spirituale collidono, si manifestano simultaneamente. Ovviamente il concetto di sincronicità è molto vicino a quello dell’inconscio collettivo teorizzato dallo stesso C.G. Jung già citato da Konaka in Serial Experiments Lain, come se l’autore volesse rendere Ghost Hound una sorta di seguito spirituale della sua opera più famosa.

Cosa c’entra tutto questo con un fisico dello spessore di D. Bohm? È Marie-Louise Von Franz, allieva prediletta di C.G. Jung, a tentare una correlazione tra la sincronicità del suo maestro e gli studi del fisico statunitense. Von Franz fa riferimento diretto al modello di olomovimento esposto da D. Bohm in Universo, mente e materia e alla relazione tra scienza e coscienza presente nel capitolo Ordine implicato ed esplicato dell’universo e della coscienza. Non mi permetto di discutere o di fare alcun tipo di commento su di un argomento tanto complesso, tuttavia con le informazioni che si possono trovare nel web e su qualche libro di testo (le stesse fonti alle quali ha attinto anche Chiaki J. Konaka) è possibile comprendere a grandi linee il concetto di ordine implicato. Questa è una delle definizioni migliori che sono riuscito a trovare:

Nel suo testo “Wholeness and the Implicate Order“, Bohm scrive: “Nell’ordine implicato, spazio e tempo non sono più i fattori dominanti che determinano le relazioni di dipendenza o l’indipendenza dei diversi elementi. Piuttosto, un altro tipo di connessione di base degli elementi è possibile, da cui le nostre nozioni ordinarie di spazio e tempo, insieme a quelle di particelle materiali separatamente esistenti, rappresentano astrazioni come forme derivate da un ordine più profondo. Queste nozioni ordinarie in realtà appaiono in quello che viene chiamato l’ordine esplicato, che è una forma speciale e distinta contenuta all’interno della totalità generale di tutti gli ordini implicati“.

…Queste intuizioni porteranno Bohm a sviluppare la sua teoria dell’ordine implicato, un termine da lui coniato per riferirsi a ciò che egli considera una “forza” sottostante l’esistenza (materiale) di ogni cosa nel mondo fisico.
È noto che il mondo materiale esiste in virtù di relazioni intercorrenti tra gli elementi fisici. Si consideri ad esempio una molecola d’acqua: presi due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, si forma la molecola in questione. Tuttavia, non considerando gli “oggetti” idrogeno e ossigeno, ma la relazione che fra loro intercorre, si può estendere la visione alla realtà del mondo materiale, governato da simili relazioni. Bohm suggerisce che è la relazione tra le cose a realizzare il mondo fisico, non gli oggetti in se stessi.
L’intera rete di relazione tra gli elementi è ciò che Bohm definisce come “ordine implicato“, il quale risponde alle leggi di non-località e di sovrapposizione della fisica quantistica, mentre il mondo materiale così come si manifesta è definito “ordine esplicato“. In termini bohmiani: le cose osservabili e misurabili nell’ordine esplicato sono interamente dipendenti dalle sottostanti relazioni nell’ordine implicato, le quali danno vita alla loro esistenza. Si può usare il termine “in-formare” per sottolineare il contributo diretto dell’ordine implicato all’emergere della forma nell’ordine esplicato.
La teoria dell’ordine implicato contiene una visione cosmica olistica: tutto si collega con tutto il resto. In linea di principio, ogni singolo elemento rivela informazioni dettagliate su ogni altro elemento nell’universo. Il tema centrale di fondo della teoria di Bohm è la “totalità ininterrotta dell’unicità dell’esistenza, come un movimento che scorre indiviso senza frontiere“.
Le riflessioni che hanno portato David Bohm verso l’enunciazione di questa teoria, prendono vita dal bizzarro comportamento delle particelle subatomiche, non spiegato dalla meccanica quantistica. Ricordiamo che l’intero apparato della fisica quantistica non spiega il perché dell’agire dei sistemi, ma solo come questi interagiscono con gli altri.
Com’è noto, due particelle che hanno interagito almeno una volta, possono rispondere istantaneamente ai reciproci cambi di stato anche anni più tardi, a distanze molto elevate fra loro (entanglement). Bohm ritiene che questo comportamento possa essere causato da forze e particelle non osservate. In effetti, la stranezza apparente potrebbe essere prodotta da cause nascoste che non contrastano comunque le idee di causalità e realtà. Questa caratteristica “nascosta” potrebbe essere rivelatrice di una più profonda dimensione di realtà, l’ordine implicato, laddove ogni cosa è connessa e – in teoria – ogni elemento individuale può rivelare informazione circa ogni altro elemento dell’universo.
A proposito di quest’ultima riflessione, Bohm ha molto spesso usato la metafora dell’ologramma (specificando che comunque la stessa è una metafora limitativa del processo): nell’ologramma ogni piccola parte contiene l’immagine intera, vale a dire che l’immagine è “avvolta” in tutto l’ologramma, così come nell’ordine implicato il tutto è avvolto su se stesso e si “dispiega” manifestandosi nell’ordine esplicato.


estratto da acronico.it

Da questa descrizione si riesce facilmente a comprendere il motivo per il quale la Von Franz cerca di trovare una correlazione tra la sincronicità di C.G. Jung e l’ordine implicato di D. Bohm, due teorie originatesi in campi decisamente lontani, la psicanalisi e la fisica (anche se Jung nella sua carriera ha spesso collaborato con il fisico W.E. Pauli), ma che giungono a una conclusione decisamente simile.

Inoltre nell’ultimo capoverso del testo poc’anzi riportato è possibile notare il riferimento al paradigma/modello olografico. Quest’ultimo è stato sempre teorizzato da D. Bohm insieme al neuroscienziato Karl Pribam, i quali hanno ideato un sistema “totale” che racchiudesse scienza e spiritualità, un sistema basato sulla matematica che riuscisse a dimostrare come gli eventi sovrannaturali (esperienze extracorporee, preveggenza, etc.) siano parte integrante della natura. Una breve descrizione del modello olografico:

Secondo questa teoria i nostri cervelli costruiscono matematicamente la realtà “concreta”, interpretando frequenze da un’altra dimensione, una dimensione di realtà primaria strutturata e significativa che trascende lo spazio/tempo. Il cervello è un ologramma che interpreta un universo olografico.Fenomeni come gli stati non ordinari di coscienza (che riflettono stati non ordinari del cervello) sarebbero dovuti a una sintonizzazione letterale alla matrice invisibile che genera la realtà “concreta”. Si renderebbe possibile l’interazione con la realtà a livello primario, dando così spiegazione della precognizione, della psicocinesi, dei processi di guarigione, della distorsione del senso del tempo, dell’apprendimento rapido… e dell’esperienza di “essere uno con l’universo”, della convinzione che la realtà ordinaria è un’illusione, delle descrizioni del vuoto come paradossalmente pieno. I taoisti dicono: “Il reale è vuoto e il vuoto è reale”.

-estratto da villaggioglobale.eu

Questo è il contesto nel quale Chiaki J. Konaka narra la sua storia. Ogni esperienza extracorporea, ogni evento “soprannaturale” che troviamo in Ghost Hound deve essere interpretato attraverso queste nozioni. Non si tratta di una semplice alternanza tra mondo reale e mondo degli spiriti, come accade in altre innumerevoli serie animate; e neppure di un’opera di genere fantastico o fantascientifico dove alcuni elementi della storia vanno presi per buoni, ciò che vuole fare Konaka è portare lo spettatore (convincere è forse troppo eccessivo) a interpretare Ghost Hound come se fosse una storia realistica, scientificamente possibile. Basti pensare al fatto che Ghost Hound è ambientato nel 2007, lo stesso anno nel quale viene trasmesso per la prima volta in Giappone, una scelta precisa da parte dell’autore per dare un senso di contemporaneità alla serie animata, un modo per limitare al massimo la cosiddetta “sospensione dell’incredulità”.

L’intento di Konaka è esattamente il contrario della sospensione dell’incredulità, attraverso Ghost Hound vuole che lo spettatore dubiti della storia raccontata nella serie animata, e di conseguenza della realtà che lo circonda.

Un Groviglio di risonanze

Se nei due precedenti paragrafi ho cercato di descrivere nel dettaglio il contesto in cui Konaka ha voluto raccontare la sua storia, in questo tenterò invece di spiegare il “processo deduttivo” (come lo stesso autore definisce il suo metodo di scrittura) con il quale Konaka vuole esprimere il suo pensiero.

Il ragionamento di Chiaki J. Konaka parte da un concetto pseudo-scientifico: la risonanza morfica (Morphic resonance), teorizzata dal ricercatore biochimico britannico Rupert Sheldrake. Quest’ultimo viene direttamente citato nei primi episodi di Ghost Hound, esattamente come nei casi di M. Persinger e W. Penfield.
Ho definito la risonanza morfica come pseudo-scienza in quanto è una teoria che non è stata provata scientificamente, almeno non con le conoscenze di oggi, figurarsi quando fu proposta per la prima volta nel libro A New Science of Life nel lontano 1981, con il quale Sheldrake provocò l’ira della maggior parte dei suoi colleghi.
Per descrivere brevemente cosa afferma questa teoria, ho trovato un articolo sul sito web del quotidiano britannico The Guardian nel quale viene spiegata in maniera molto semplice e comprensibile:

Le idee di Sheldrake nascono da domande a cui la scienza non è stata finora in grado di rispondere adeguatamente. Sheldrake è stato biologo dello sviluppo presso l’Università di Cambridge e ha affrontato la seguente domanda: come è possibile che gli organismi crescano nelle forme multiple e diverse, ma molto specifiche, che assumono? L’argomento si chiama morfogenesi e Sheldrake sostiene che le descrizioni meccanicistiche e cellulari, che costituiscono l’approccio ortodosso, non possono fornire una spiegazione soddisfacente.
Questo lo ha portato a proporre l’ipotesi dei “campi morfici“. L’idea è che la natura sia immersa in entità sfuggenti che influenzano lo sviluppo della forma. Il concetto è in qualche modo analogo a quello dei campi elettromagnetici, anche se i campi morfici sarebbero fonti di informazione piuttosto che di energia, determinando in modo probabilistico i molteplici modelli che si osservano nel mondo naturale.
Questo è il primo stadio della teoria. La seconda fase accoppia la teoria dei campi alla nozione di “risonanza morfica“, una sorta di banca della memoria cosmica e immateriale. La risonanza morfica immagazzina ogni tipo di informazione sulla forma e sulla crescita in natura. Ci sarebbe una risonanza morfica per i fiocchi di neve, per esempio, un processo che raccoglie i dettagli sempre crescenti della loro infinita varietà.
Quindi, la risonanza morfica è dinamica – e questo introduce la terza fase, quando la controversia si fa di nuovo strada. Consideriamo, ad esempio, una popolazione di topi di laboratorio che sta imparando a fuggire da un labirinto. Secondo Sheldrake, la soluzione che scoprono viene ricordata collettivamente. Così, quando un’altra popolazione di topi si cimenta nello stesso labirinto, i suoi individui troveranno la via d’uscita più rapidamente perché, grazie alla risonanza morfica, possono attingere a ciò che i loro conspecifici hanno già imparato.

-estratto da theguardian.com

In poche parole, secondo Sheldrake alcune abitudini e conoscenze presenti in qualsivoglia organismo vivente, quindi anche degli esseri umani, vengono ereditate geneticamente, oltre ovviamente a quelle che vengono invece acquisite con il passare del tempo e soprattutto con l’esperienza.

Da qui il ragionamento di Konaka si infittisce. Il settimo episodio, o focus, della serie animata porta il titolo di L.T.P. Long-term Potentation. In questo viene spiegato il significato del concetto scientifico poc’anzi citato, ma essendo essenziale per la comprensione del ragionamento, della scrittura “deduttiva” di Konaka, risulta necessario contestualizzarlo all’interno dell’opera.
Ribadisco nuovamente, tutto ciò che andrò a scrivere non costituisce prova scientifica, bensì le conclusioni che l’autore ha tratto basandosi su ciò che ha trovato su internet e su libri di testo. Materie come la memoria e la neuroscienza sono estremamente complesse, e soprattutto molte delle funzioni del cervello debbono ancora essere studiate, se si aggiunge poi il fatto che Konaka non è ne un medico ne un ricercatore scientifico, prendete tutto ciò che seguirà “with a grain of salt”.

Secondo il modello di Atkinson–Shiffrin, la memoria in un essere vivente è divisa in tre parti: la memoria sensoriale (sensory register), quella a breve termine (short-term memory) e la memoria a lungo termine (long-term memory). La prima riguarda ovviamente i cinque sensi (vista, udito, tatto, etc.) e le informazioni vengono immagazzinate e gestite nell’amigdala. La memoria a breve termine, o memoria attiva, è la capacità di mantenere una piccola quantità di informazioni in uno stato attivo e prontamente disponibile per un breve intervallo di tempo (tra i trenta secondi e qualche minuto), le informazioni della memoria a breve termine vengono immagazzinate e gestite nell’ippocampo. La memoria a lungo termine invece è la parte in cui la conoscenza informativa è conservata a tempo indeterminato, e viene registrata nei neuroni di tutto il cervello.

Tornando alla long-term potentation è facile intuire come questa sia strettamente collegata al funzionamento della memoria a lungo termine (long-term memory). Anche in questo caso riporto una semplice definizione di LPT:

Il potenziamento a lungo termine, o LTP, è un processo attraverso il quale le connessioni sinaptiche tra i neuroni si rafforzano con l’attivazione frequente. Si ritiene che l’LTP sia un modo in cui il cervello cambia in risposta all’esperienza e quindi potrebbe essere un meccanismo alla base dell’apprendimento e della memoria.

Il messaggio che Konaka vuole trasmettere allo spettatore è esattamente questo: attraverso un continuo stimolo delle connessioni sinaptiche del cervello è possibile “instillare” in un essere vivente qualsiasi tipo di informazione, giusta o errata che sia. In una parola è possibile manipolare la mente, e quindi anche la memoria, delle persone.

Adesso viene spontaneo chiedersi: con quali mezzi è possibile stimolare e manipolare la mente di una o più persone? Facile, basta tornare indietro di un paio di paragrafi in questo articolo, nello specifico al God Helmet di M. Persinger, vale a dire stimolare le sinapsi attraverso i campi magnetici. Continuando con il processo deduttivo tipico della scrittura di Konaka, negli ultimi episodi di Ghost Hound l’autore introduce un concetto già noto ai suoi fan, la risonanza di Shumann, già ampiamente trattato nella sua opera più famosa, Serial Experiments Lain. Aggiungo l’ennesima definizione per chi non avesse visto la serie animata appena citata, ma anche per dare una rinfrescata a chi invece l’avesse fatto. Questa volta però trascrivo le parole con cui Konaka introduce il concetto nella sua precedente opera:

La Terra ha le sue specifiche onde elettromagnetiche (banda ELF). Tra la ionosfera e la superficie terrestre c’è una risonanza costante alla frequenza di 8Hz nella banda ELF. Questa è chiamata la Risonanza di Schumann. L’entità dell’effetto sull’uomo di queste “onde cerebrali terrestri” che il pianeta emette costantemente rimane sconosciuta.

Un campo elettromagnetico molto debole (similmente a quello prodotto dal God Helmet del dott. M. Persinger), che almeno al giorno d’oggi si ritiene non avere alcun effetto particolare sugli esseri viventi, compreso l’uomo. Ma il ragionamento di Konaka non è ancora concluso.
Il penultimo episodio prende il titolo di “Risonanza stocastica“, un altro diretto riferimento ad un concetto scientifico. Grazie alla risonanza stocastica l’autore dona un nuovo significato alla risonanza di Schumann e ovviamente al messaggio nascosto in Ghost Hound. So benissimo di essere diventato noioso, e per l’ennesima volta vado a trascrivere una definizione, in questo caso quella di risonanza stocastica:

La risonanza stocastica (SR) è un fenomeno in cui un segnale normalmente troppo debole per essere rilevato da un sensore può essere potenziato aggiungendo al segnale un rumore di fondo (white noise) che contiene un ampio spettro di frequenze. Le frequenze del rumore di fondo corrispondenti alle frequenze del segnale originale entrano in risonanza tra loro, amplificando il segnale originale e non amplificando il resto del rumore di fondo, aumentando così il rapporto segnale/rumore e rendendo più evidente il segnale originale. Inoltre, il rumore di fondo aggiunto può essere sufficiente per essere rilevato dal sensore, che può quindi filtrarlo per rilevare efficacemente il segnale originale, precedentemente non rilevabile. Questo fenomeno di potenziamento dei segnali non rilevabili attraverso la risonanza con il rumore di fondo aggiunto si estende a molti altri sistemi, sia elettromagnetici che fisici o biologici, e costituisce un’area di ricerca attiva.

Detta in due parole, secondo Konaka è possibile amplificare il segnale della risonanza di Shumann sfruttando il fenomeno della risonanza stocastica. Un modo per raggiungere ogni essere umano senza dover mettergli in testa un qualsivoglia God Helmet, la possibilità di manipolare la mente di ogni essere umano in qualunque luogo del globo terracqueo.

Ricapitolando. Partendo dalla teoria pseudo-scientifica della risonanza morfica di R. Sheldrake la quale afferma che negli esseri viventi alcune informazioni e comportamenti vengono trasmessi geneticamente da generazione in generazione. Se questa teoria fosse corretta vuol dire che alterando la mente di molti individui attraverso ad esempio l’uso della LTP (long-term potentation), esisterebbe la possibilità di modificare/manipolare le generazioni che verranno. Per far ciò bisognerebbe agire sulla collettività, su ogni essere umano, contemporaneamente e costantemente. Come farlo? Sfruttando la risonanza di Schumann. Tuttavia quest’ultima risulta troppo debole per avere effetti evidenti sugli esseri umani. Cosa fare allora? Semplice, utilizzare il fenomeno scientifico della risonanza stocastica per amplificare la sua forza.

Lo scopo di tutto ciò? Il controllo sull’evoluzione degli esseri viventi. Mi spiego meglio. Il sedicesimo episodio di Ghost Hound è intitolato “Mostro di belle speranze” (Hopeful monster in inglese). Ennesima nozione scientifica, anche in questo caso parliamo di una materia estremamente complessa come la biologia e le varie teorie studiate nei secoli scorsi sull’evoluzione delle specie viventi. Per comprendere il concetto di mostri di belle speranze bisogna prima spiegare la teoria evoluzionistica del saltazionismo di cui fa parte, teoria che fino a qualche tempo fa veniva rigettata dalla comunità scientifica ma che negli ultimi anni sta invece suscitando nuovo interesse nei ricercatori. Per dirla in due parole, il saltazionismo si contrappone alla teoria darwiniana, sostiene infatti che l’evoluzione negli esseri viventi può avvenire anche attraverso grandi salti, grandi mutazioni da una generazione a quella immediatamente successiva, e quindi non solo in maniera progressiva.
Faccio un esempio assurdo ma che rende bene l’idea: sappiamo che l’essere umano si è evoluto a partire dai primati, e nel corso di miliardi di anni è passato attraverso diverse fasi (homo habilis, erectus, di Neandertal, sapiens, etc.), ovviamente stando alla teoria di C. Darwin. Secondo quella saltazionista invece, ripeto facendo un esempio fuori dalla realtà, l’evoluzione della specie umana potrebbe aver fatto un salto di alcuni step, ad esempio esser passata dall’homo erectus direttamente all’homo sapiens, un salto causato da un evento estremo come una civiltà aliena che colonizza la Terra, per restare nell’assurdo.

Tornando al concetto di mostri di belle speranze citato in Ghost Hound, questo venne teorizzato dal genetista tedesco Richard Goldschmidt negli anni ’40 del ventesimo secolo. La definizione:

Un ipotetico organismo individuale che, per mezzo di una macro-mutazione fortuita che permette un passaggio adattativo a un nuovo modo di vita, diventa il fondatore di un nuovo tipo di organismo e un veicolo di macroevoluzione.

R. Goldschmidt è stato un genetista, e la sua teoria dei mostri di belle speranze non si basava su di un invasione aliena, una catastrofe naturale o un’era glaciale, bensì sull’intervenire direttamente sul DNA, sulla genetica per l’appunto. Nonostante questa teoria fu inizialmente respinta dalla comunità scientifica e R. Goldschmidt fu anche deriso e ridicolizzato per questo, tuttavia negli ultimi anni il suo studio è stato decisamente rivalutato dai suoi colleghi. Il paleontologo Donald Prothero nel suo libro Evolution: What the Fossils Say and Why It Matters del 2007 ha scritto a riguardo:

Gli ultimi vent’anni hanno in qualche modo rivendicato Goldschmidt. Con la scoperta dell’importanza dei geni regolatori, ci rendiamo conto che Goldschmidt ha precorso i tempi concentrandosi sull’importanza di pochi geni che controllano grandi cambiamenti negli organismi, e non di cambiamenti su piccola scala nell’intero genoma come pensavano i neodarwiniani. Inoltre, il problema del mostro di belle speranze non è poi così insormontabile. L’embriologia ha dimostrato che se si colpisce un’intera popolazione di embrioni in via di sviluppo con uno stress (come uno shock termico), si può far sì che molti embrioni percorrano lo stesso nuovo percorso di sviluppo embrionale, per poi diventare tutti mostri di belle speranze quando raggiungono l’età riproduttiva.

In particolare queste ultime righe della citazione portano alla mente l’esperimento top secret che viene perpetuato alla Japan Bio-Tech in Ghost Hound, la “coltivazione” di forme di vita realizzate dall’alterazione genetica del DNA umano.

Per concludere questo paragrafo, fin troppo lungo nonostante il mio tentativo di essere il più sintetico possibile, cosa vuole dirci Konaka con tutto questo ragionamento? Se risulta possibile creare o modificare geneticamente la vita creando appunto mostri di belle speranze, quindi manipolare l’evoluzione di una determinata specie vivente a livello morfologico, del corpo per intenderci, secondo Konaka è allo stesso tempo possibile creare mostri di belle speranze andando ad alterare la mente/pensiero/comportamento di un essere vivente, forzare quindi l’evoluzione non a livello genetico, bensì manipolando la mente attraverso un flusso di informazioni.

Venti d’occidente

Chiaki J. Konaka ci ha oramai abituato al suo modo di scrivere storie, non mi sto soltanto riferendo al più volte citato “processo deduttivo”, bensì alla sua passione per la cultura occidentale, e la conseguente sua peculiarità di disseminare le sue creazioni di riferimenti espliciti ad altre forme d’arte provenienti dall’altra parte del mondo.

Ghost Hound non fa eccezione, difatti anche in questo anime è possibile trovare molti riferimenti alla cultura occidentale. In questo paragrafo andrò ad elencare quelli che secondo me sono i tre maggiori, quei riferimenti che non sono soltanto un omaggio alla cultura occidentale, ma danno una chiave di lettura in più per interpretare correttamente alcune parti di questa serie animata.

La Caccia allo Snark

La citazione più esplicita dell’intera serie animata. Il riferimento è al poema di Lewis Carroll, per l’appunto La caccia allo Snark, autore molto caro a Konaka, già più volte citato nei suoi precedenti progetti. Esempio più famoso è la co-protagonista di Serial Experiments Lain, Alice (o Arisu come viene trasposto il suo nome nella versione inglese e italiana dell’anime), personaggio che prende ispirazione dal magnus opus di L. Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie.

Il titolo del tredicesimo episodio di Ghost Hound, “Perché, vedete, lo snark era un boojum“, diretta citazione al succitato poema di L. Carroll, e non una citazione qualunque, bensì l’ultimo verso: “For the Snark was a Boojum, you see.“; verso rinomato per la storia che nasconde, venuto in mente a L. Carroll durante una passeggiata mattutina, dal quale poi creò il resto del poema.

La caccia allo Snark è ritenuto un poema surreale e non-sense, lo stesso L. Carroll ammetteva la natura insensata dell’opera, tuttavia nel corso degli anni diversi studiosi hanno provato a trovare un significato a questo poema, per questo motivo si possono trovare svariate interpretazioni, una differenti l’una dall’altra.
Quella più calzante, o meglio, quella più vicina a quanto mostrato in Ghost Hound è secondo il mio parere quella del filosofo tedesco F.C.S. Schiller:

F.C.S. Schiller, scrivendo sotto lo pseudonimo di “Snarkophilus Snobbs“, interpreta il poema come un’allegoria del tentativo dell’uomo di comprendere “l’Assoluto“, e i membri dell’equipaggio come rappresentanti dei diversi approcci culturali al problema. La sua interpretazione del sesto verso, “Il sogno dell’avvocato“, è particolarmente notevole: Egli legge il processo al maiale per aver abbandonato il suo porcile come simbolo del dibattito etico sulla necessità di condannare il suicidio come azione immorale o colpevole. Il maiale che abbandona il suo porcile rappresenta la persona suicida che abbandona la vita. (Come il maiale, è colpevole – ma essendo morto, non è punibile).

-estratto da wikipedia.org

La ricerca de “l’Assoluto” e i diversi approcci che gli esseri umani hanno nel tentativo di comprenderlo è ben rappresentato in Ghost Hound dai numerosi personaggi che popolano la storia. C’è chi lo cerca nella religione e nel sovrannaturale come gli adepti della setta fondata da Himeko Ōgami, la nonna di Makoto; c’è invece chi lo cerca nella scienza come gli studiosi del Japan Bio-Tech… di questi parallelismi se ne potrebbero fare molti altri.

Tuttavia la parte più interessante dell’interpretazione di Shiller è quella del sesto verso, Il sogno dell’avvocato, e il dibattito etico sul suicidio che scaturisce da esso. La madre di Makoto, che non a caso è la moglie di Masato Kaibara colui che si fa chiamare Snark nel Mondo Invisibile, decide di togliersi la vita, probabilmente col benestare del marito, appiccando il fuoco alla loro dimora. Le motivazioni che portano entrambi a desiderare la morte sono diverse e profonde: per la madre di Makoto ovviamente il suo passato tumultuoso; per quanto riguarda Kaibara invece il distacco che prova verso il mondo materiale, avendo acquisito piena coscienza del mondo che lo circonda: l’inutilità di opporsi all’ordine implicato. Anche Konaka come Carroll (almeno secondo Shiller) cerca di aprire un dibattito sul colpevolizzare o meno un suicida, la volontà e il diritto di una persona di voler scomparire, di farla finita.

Il Giardino delle delizie

Un altro riferimento molto diretto è quello al trittico Il Giardino delle Delizie, opera del pittore fiammingo Hieronymus Bosch dipinta presumibilmente verso la fine del XV secolo. In questo caso il riferimento non è nel titolo di uno degli episodi di Ghost Hound, bensì ad una precisa scena dell’anime. Una riproduzione del quadro viene mostrato nel diciassettesimo episodio (immagine del paragrafo), all’interno del centro di ricerca della Japan Bio-Tech, più precisamente nella stanza privata della dottoressa Reika Otori. Come oramai abbiamo imparato dalle opere precedenti di Konaka, nulla nelle sue storie è lasciato al caso, e la collocazione del succitato quadro non fa eccezione.

Il Giardino delle Delizie di Hieronymus Bosch è innanzitutto una scelta ben precisa fatta dall’autore, sappiamo che Konaka ama tutto ciò che è controverso, incerto, di dubbia provenienza, ambiguo… e il dipinto in questione rappresenta esattamente tutto ciò. Bosch è un artista che i critici d’arte trovano estremamente difficile da decifrare, ogni sua opera è un enigma, e Il Giardino delle Delizie è forse la più complessa.
Una delle interpretazioni più accreditate, data l’origine medioevale del pittore, afferma che:

…i moralisti contemporanei di Bosch credevano infatti che la donna fosse la tentazione che costringe l’uomo a una vita di peccato e lussuria: questo potrebbe spiegare per quale motivo nel pannello centrale vi sia prevalenza di figure femminili, le quali adescano l’uomo con le loro lusinghe e lo portano sul baratro dell’Inferno.

– estratto wikipedia.org

Una donna tentatrice che porta gli uomini a distruggere il proprio Paradiso… sembra l’identikit perfetto di Reika Otori. Quest’ultima, con un fisico statuario, ammalia praticamente tutti gli uomini che ha intorno. Uno su tutti il padre di Masayuki, dirigente del Japan Bio-Tech, quindi l’uomo più influente della serie animata, il quale letteralmente striscia ai suoi piedi. Neppure lo stesso Masayuki, che la odia profondamente essendo l’amante di suo padre, riesce a resistere al suo fascino. È proprio nella scena in cui Masayuki tenta di molestarla che viene mostrato il dipinto Hieronymus Bosch.
Anche l’assistente della dottoressa Otori viene ammaliato dalla sua bellezza, l’incidente che quest’ultimo provoca alla fine della serie animata è causato con ogni probabilità dai sentimenti non corrisposti. Ma di ciò parlerò in modo più approfondito nel prossimo paragrafo.

Tuttavia, come ho già scritto precedentemente, Konaka è attratto dall’ambiguità insita ne Il Giardino delle Delizie, non è interessato a fare un processo di stampo medievale alla figura della donna tentatrice, anche perché in questi tempi risulterebbe alquanto inutile, e passibile di misoginia. Il personaggio di Reika Otori è di per sé ambiguo, non viene mai raccontata come il male assoluto, ma come una donna sicura di se stessa, che sfrutta il suo bell’aspetto per soggiogare gli uomini che la circondano così da soddisfare la sua sete di conoscenza. Se si pensa poi al finale della serie animata, Reika Otori è parte attiva del gruppo di eroi che salvano il mondo dalla distruzione, questo a testimonianza del fatto che non è semplicemente la personificazione di “Eva” o di “Babilonia”… anche se il rossetto che porta, di un rosso così acceso…
Konaka resta volutamente nell’ambiguità del personaggio di Reika Otori, bilanciando l’archetipo della femme fatale con la debolezza dell’uomo, inteso come maschio, descrivendolo come una creatura debole, succube dei piaceri della carne, e quindi facilmente manipolabile.

La Musica del Sangue

Come potrete immaginare dall’immagine scelta per questo paragrafo, il soggetto che andrò a discutere è l’assistente della dottoressa Reika Otori, Hiroshi Furusawa. Un personaggio che compare di rado nell’arco dei ventidue episodi della serie animata, ma che tuttavia ricopre un ruolo centrale nello sviluppo dell’intreccio della trama, praticamente è lui la causa scatenante della crisi che vediamo nel finale dell’anime.

Dato l’esiguo tempo concesso a Hiroshi Furusawa, Konaka decide di spiegare le gesta, le motivazioni che spingono questo personaggio ad attuare il suo piano apocalittico, citando direttamente nell’anime l’opera dalla quale l’autore ha preso ispirazione. Nel ventesimo episodio è proprio la dottoressa Reika Otori a definire Furusawa un emule del protagonista de La musica del sangue, romanzo scritto da Greg Bear nel 1985. Per chi ha letto il succitato romanzo fantascientifico, questo riferimento basta a comprendere appieno il personaggio di Furusawa. Tuttavia non tutti possono aver letto il romanzo di G. Bear, perciò vado a trascrivere l’incipit della trama:

Vergil Ulam è uno scienziato brillante, ma che non riflette particolarmente sulle possibili conseguenze del proprio lavoro. Infatti porta avanti, all’insaputa della società per cui lavora, un esperimento biologico per migliorare la struttura di alcuni microorganismi da poter poi utilizzare per riscattarsi agli occhi del mondo. Non appena ha la certezza che il suo progetto è destinato al successo, si mette in contatto con il dottor Michael Bernard, famoso e ricco biologo, per proporgli di sovvenzionare le sue ricerche. La dirigenza della Genetron tuttavia decide di licenziarlo non appena scopre la sua condotta pericolosa e infedele. Vergil messo alle strette, prima di lasciare il laboratorio, decide di iniettarsi nel corpo i linfociti modificati che aveva coltivato, per poi trovare il modo di estrarli nuovamente e studiarli fuori dalla Genetron.

-estratto da wikipedia.org

Risultano alquanto palesi le similitudini tra Vergil Ulam e Hiroshi Furusawa, entrambi spinti da un sentimento di “riscatto agli occhi del mondo”. Proprio in questa ultima frase virgolettata c’è una sostanziale differenza tra i suddetti personaggi. Furusawa vuole sì riscattarsi agli occhi del mondo, ma non soltanto, lui vuole riscattarsi in particolar modo agli occhi della dottoressa Reika Otori. L’indifferenza che quest’ultima prova nei confronti di Furusawa è probabilmente la causa principale della sua follia. Non a caso Furusawa scrive un diario personale sul computer del suo posto di lavoro, sapendo benissimo che Reika Otori lo avrebbe letto non appena avesse attirato la sua attenzione. Hiroshi Furusawa è un’altra vittima de Il Giardino delle Delizie.

Fortunatamente le similitudini tra le due opere finiscono qui, dato che il finale de La musica del sangue è a dir poco apocalittico rispetto a come invece si conclude la storia in Ghost Hound.

Divina Puella

Come diceva Agatha Christie:

Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova.

Con questa citazione mi sto riferendo ad un elemento ricorrente nelle tre opere maggiori di Konaka, sempre centrale nello sviluppo della trama. Come avrete già intuito dal titolo e dall’immagine scelta per questo paragrafo, la figura della ragazzina adolescente è una costante presente in tutte le opere di questo autore.

Ho visto abbastanza anime per rendermi conto che trovare come protagonista, o co-protagonista, una ragazzina adolescente in una serie animata giapponese non è nulla di stravagante o di raro, al contrario. Ciò che mi ha fatto riflettere però è il modo, oserei dire sistematico, con il quale Konaka propone questa determinata figura nelle sue opere. Premetto che tutto questo paragrafo è una mia speculazione, quindi non consideratelo in nessun modo fondato. Ho voluto scrivere questo paragrafo solamente perché lo trovo uno spunto interessante sul quale riflettere.

Espongo senza ulteriori indugi la mia tesi: Lain Iwakura (la protagonista di SEL), Ran (co-protagonista in Texhnolyze) e Miyako Komagusu (di Ghost Hound) sono essenzialmente lo stesso personaggio. Non mi sto riferendo al loro aspetto estetico, palesemente differente, ma alle numerose caratteristiche che accomunano questi tre personaggi:

  • Adolescente: autoesplicativo, tutti e tre i personaggi in questione hanno più o meno la stessa età, tra gli undici e i quattordici anni. Non più bambine, non ancora donne.
  • Introversa: ça va sans dire.
  • Innocente: beh, tutte almeno nella prima parte di storia.
  • Ingenua: vengono tutte e tre manipolate da altre persone, sempre da adulti.
  • Aspetto divino: Lain diventa la dea del Wired, Ran è la “Voce della città”, Miyako viene posseduta dalla divinità Hitokotonushi no kami.
  • Venerazione: “Let’s all love Lain!”, Ran è la profetessa di Gabe, Miyako la sacerdotessa al vertice del clan Ōgami.
  • Fallimento: Lain nel finale dell’anime distrugge psicologicamente l’unica persona alla quale teneva (Arisu), Ran fallisce nel salvare Lux (Leukoss) dalla distruzione, Miyako sotto l’influenza del clan Ōgami arriva ad un passo dall’annientamento di Suiten.

Nonostante quanto appena elencato, il motivo per il quale Chiaki J. Konaka abbia inserito lo stesso personaggio in tutte le sue opere maggiori continua per me ad essere un mistero. Ovvio che ho provato a trarre più di qualche conclusione, qualcuna plausibile altre meno, ma nulla che scolpirei nella roccia.

La mia teoria più interessante a riguardo proviene da una delle influenze maggiori nelle opere di Konaka, vale a dire gli studi di C.G. Jung. Mi è venuto naturale ricollegare le figure di Lain, Ran e Miyako all’archetipo della Puella, o della Fanciulla.

L’archetipo del Puer/Puella è sicuramente tra i più vasti teorizzati dallo psicanalista svizzero, al punto da essere suddiviso a sua volta in diversi altri sub-archetipi. Tuttavia è risaputo come lo studio sugli archeripi di C.G. Jung sia stato spesso oggetto di critiche, in quanto reputato troppo generico e vago, a tal punto che alcuni studiosi lo paragonarono perfino all’oroscopo.
Proprio a causa di questo non posso sapere quanto la mia supposizione possa essere corretta, l’unica certezza viene dai continui riferimenti di Konaka agli studi di C.G. Jung (ad esempio la sincronicità in Ghost Hound), e questo mi fa sperare che anche la natura di Lain, Ran e Miyako abbiano la medesima origine.

Detto questo vado a riportare alcune citazioni dello stesso C.G. Jung sull’archetipo del Puer/Puella che risuonano, sempre secondo il mio parere, con la realizzazione delle tre protagoniste.

In ogni adulto si nasconde un bambino, un eterno bambino, qualcosa che è sempre in divenire, che non è mai completo e che richiede una cura, un’attenzione e un’educazione incessanti. È la parte della personalità che vuole svilupparsi e diventare completa. Ma l’uomo di oggi è ben lontano dalla completezza.

C.G. Jung (Lo sviluppo della personalità CW17 – Par. 286)

Lain, Ran e Miyako, all’inizio delle rispettive serie animate, si sentono incomplete, cercano disperatamente di comprendere quale è il loro posto nel mondo. Questa ricerca le porta a migliorarsi, a sentirsi complete. Ma, come afferma Jung nell’ultima frase della citazione appena riportata, l’essere umano di oggi è ben lontano dalla completezza, e questo è il motivo dietro il fallimento di ognuno di questi personaggi.

A volte il “puer” assomiglia più a un dio bambino, a volte più a un eroe giovane… Il dio è per natura del tutto soprannaturale; la natura dell’eroe è umana ma elevata al limite del soprannaturale – è semidivina.

È un paradosso sorprendente come la figura del puer in tutti i miti sia da un lato consegnato senza aiuto al potere di terribili nemici e in continuo pericolo di estinzione, mentre dall’altro possiede poteri di gran lunga superiori a quelli dell’umanità ordinaria.

C.G. Jung (La psicologia nell’archetipo del fanciullo)

Una buona descrizione dell’aspetto “semidivino” che Lain, Ran e Miyako rivestono nelle loro storie. Delle eroine “umane” che si elevano al limite del soprannaturale, e sfiorano la divinità. Ribadisco, Lain alla fine dell’anime diventa la dea del Wired; Ran è come il Metatron, è la voce di dio; mentre Miyako viene posseduta da Hitokotonushi no kami, il dio di una sola parola.
Inoltre, la seconda parte della citazione spiega l’ingenuità di questi personaggi, le quali nonostante posseggano poteri sovrannaturali vengono comunque manipolate dalle persone che le circondano: Lain da Masami Eiri; Ran dalla Classe; Miyako dal clan Ōgami. Konaka sembra quindi semplicemente attenersi al mito del Fanciullo.

Il puer è un potenziale futuro… [che spiana] la strada per un cambiamento futuro.

C.G. Jung (La psicologia nell’archetipo del fanciullo)

Un possibile significato simbolico che Konaka può aver assegnato alle protagoniste delle sue opere potrebbe essere quello racchiuso in questa citazione. La fanciulla come tramite del cambiamento. Lain è letteralmente l’avatar della rivoluzione digitale-metafisica che avviene in SEL; Ran è la figura catalizzatrice dell’annientamento di Lux (la distruzione è pur sempre un cambiamento); Miyako, come ho già scritto, viene posseduta dal Hitokotonushi no kami il quale vuole punire la specie umana per aver dissacrato e alterato l’equilibrio spirituale della montagna costruendo la diga.
Da notare però come i finali delle tre storie sono tuttavia differenti. Lain resetta la memoria collettiva, quindi anche se c’è stata una rivoluzione, solamente Lain ne è consapevole. La caduta di Lux e degli esseri umani non risparmia nessuno in Texhnolyze. La punizione divina che cade su Suiten viene invece sventata dal gruppo di eroi di Ghost Hound, anche se per la maggior parte delle persone non c’è stato alcun cambiamento, nei protagonisti della storia acquisiscono molta più consapevolezza del mondo che li circonda.

Da bambino mi sentivo solo, e lo sono ancora, perché so cose e devo accennare a cose di cui gli altri apparentemente non sanno nulla, e per lo più non vogliono sapere.

C.G. Jung (Ricordi, sogni, riflessioni)

Infine una nota personale sull’autore, Chiaki J. Konaka. Quest’ultima citazione qui sopra riportata sembra avere molto a che fare con la filosofia di vita, il punto di vista dell’autore. Sentirsi soli perchè si conosce troppo mentre le persone che ci circondando non sanno nulla… a buon intenditor poche parole.

Il Vaso di Pandora di Chiaki J. Konaka – Parte II

Siamo finalmente giunti alla fine di questo lungo articolo su Shinregairi/Ghost Hound. In questo paragrafo cercherò di essere breve, anche perché come si può evincere dal titolo andrò a scrivere le medesime cose che scrissi nella prima parte dell’omonimo paragrafo presente nell’analisi di Serial Experiments Lain.

All’inizio dell’articolo scrissi come il messaggio che Konaka voleva trasmettere attraverso Ghost Hound si trovasse “nel mezzo della serie animata, letteralmente”, adesso posso spiegare cosa volevo intendere con ciò.
Nel decimo episodio dell’anime (praticamente a metà serie animata), subito dopo l’intermezzo, vediamo Taro e Masayuki recarsi al tempio per discutere con il padre di Miyako, Takahito Komagusu, riguardo le loro esperienze extracorporee. Ad un certo punto, la discussione si sposta sul cambiamento climatico, e Takahito Komagusu esprime una posizione molto personale a riguardo:

Il clima in tutto il mondo sta cambiando. Tuttavia, la scienza non ha ancora dimostrato che l’aumento dei livelli di anidride carbonica sia direttamente causato dalla combustione di combustibili fossili. È stata la fazione pro-nucleare a fare per prima queste affermazioni.

Takahito Komagusu (Ghost Hound – Episodio 10)

La discussione sul cambiamento climatico è la perfetta somma di Ghost Hound. In superficie viene ribadito il tema centrale dell’opera, il messaggio di Masamune Shirow, vale a dire l’impatto che gli esseri umani hanno sulla natura, come il progresso della civiltà umana alteri il delicato equilibrio dell’ecosistema e con le altre specie animali.
Takahito Komagusu corregge l’idea sbagliata che i protagonisti hanno sul cambiamento climatico, sottolineando la disinformazione su questo specifico argomento, o meglio la manipolazione delle informazioni dietro di esso, il tutto velato da quel particolare sentore di complottismo caratteristico delle opere di Konaka.

La cosa interessante di questa scena non è soltanto cosa viene detto, ma è soprattutto il come viene presentato allo spettatore. Konaka ci ha abituato a vedere durante Ghost Hound sezioni della serie animata dedicate alla spiegazione di concetti scientifici o filosofici (esempio quanto viene spiegato il funzionamento dell’amigdala o la teoria della sincronicità), e l’autore utilizza lo stesso metodo per illustrare questo suo pensiero, come se volesse dare un rilievo più autorevole al suo pensiero.

Tornando invece al messaggio proferito attraverso le parole di Takahito Komagusu. Mass media che manipolano le informazioni sotto l’influenza di una multinazionale o di un governo, condizionare l’opinione pubblica facendo letteralmente un lavaggio del cervello collettivo. Niente di nuovo insomma, esattamente quanto già espresso in Serial Experiments Lain, la visione del mondo e della società secondo Chiaki J. Konaka.

Altro esempio è il titolo che viene dato al diciannovesimo episodio: 可塑性時間 – Kasosei jikan. Non conosco il motivo, ma il titolo nella versione inglese (e anche quella italiana) non è stato tradotto letteralmente dal giapponese. In occidente viene tradotto con Negentropia, mentre la traduzione corretta è Modifiable temporal unit problem. Il significato di quest’ultima rispecchia perfettamente il pensiero dell’autore, per facilitare la spiegazione prima una breve definizione:

Modifiable temporal unit problem (MTUP) è una fonte di distorsione statistica che può verificarsi nelle serie temporali e nell’analisi spaziale quando si utilizzano dati temporali con risoluzioni temporali diverse. In questi casi, la scelta di un’unità temporale appropriata (ad esempio, giorni, mesi, anni) può influenzare i risultati dell’analisi e portare a incongruenze o errori nei test statistici di ipotesi.

Ad esempio, i dati di vendita giornalieri di un prodotto possono essere aggregati in dati di vendita settimanali, mensili o annuali. In questo caso, l’utilizzo di dati mensili al posto di quelli giornalieri può far perdere informazioni importanti sulla tempistica degli eventi, mentre l’utilizzo di dati annuali può oscurare le tendenze e i modelli a breve termine.

-estratto da wikipedia.org

Questo Modifiable temporal unit problem può avvenire praticamente in tutti i campi d’informazione, utilizzando quindi unità temporali sbagliate è possibile realizzare delle analisi su di un determinato evento che possono sembrare plausibili e veriterie dato che utilizzano dati reali, ma allo stesso tempo imprecise e che non permettono di comprendere la gravità dell’evento. Ovviamente il punto che vuole fare Konaka è su come questo “problema” possa diventare uno strumento per manipolare l’informazione. Un governo che trasmette dei dati utilizzando volutamente unità temporali “poco adeguate” per alterare la percezione dell’opinione pubblica su un determinato evento… può sembrare una delle tante teorie del complotto che popolano il web, anche abbastanza spicciola, ma ciò che Konaka vuole comunicare ai suoi spettatori è che il rischio di tale comportamento esiste, anzi secondo lui è altamente probabile.

Per comprendere meglio questo aspetto del pensiero dell’autore lascio, nuovamente, il link ad un documento nel quale vengono riportati (tradotti in inglese) tutti i post che Konaka ha pubblicato sul suo blog personale e sui social:

Blog personale di Konaka

Una volta compreso il modo di pensare di Konaka è facile interpretare e comprendere il messaggio che vuole trasmettere con Ghost Hound. Con la solita fitta tela di concetti scientifici e pseudo-scientifici l’autore vuole scardinare le certezze dello spettatore: God Helmet, Homunculus corticale, sincronicità, ordine implicato, paradigma olografico, risonanza di Shumann, risonanza stocastica, Modifiable temporal unit problem, etc… un flusso di informazioni con il quale l’autore vuole aprire gli occhi del suo pubblico, far dubitare loro delle cose che normalmente si danno per scontate, dare un punto di vista differente rispetto a quello dell’opinione pubblica; esattamente come fa Takahito Komagusu con Taro e Masayuki. Ecco l’importanza di quella scena.

In conclusione

Ghost Hound è un progetto decisamente interessante nella filmografia di Chiaki J. Konaka, una sorta di summa della sua carriera da scrittore/sceneggiatore. In questa serie animata l’autore non ha piena libertà nella stesura della storia, dato il soggetto originale di M. Shirow che la Production I.G gli ha affidato per la realizzazione di questo progetto, un po’ come accadde per Digimon Tamers, dove per ovvi motivi Konaka dovette rispettare diversi paletti narrativi. Nonostante ciò Ghost Hound ricalca la medesima “scrittura deduttiva” già presente in Serial Experiments Lain e Texhnolyze, rendendola insieme a quest’ultime un’opera fortemente personale, intima.

Quanto appena scritto, secondo il mio modesto parere, fa di Ghost Hound la serie animata per antonomasia di Chiaki J. Konaka. Affermo questo non perché Ghost Hound possiede una trama scritta meglio o un messaggio più forte rispetto alle altre opere dell’autore, ma esclusivamente perché è un “anime migliore”. Mi spiego meglio. Ghost Hound è fruibile da un pubblico molto più ampio rispetto a Serial Experiments Lain e Texhnolyze, grazie a una trama di fondo molto più semplice da seguire; per questo bisogna probabilmente ringraziare Shirow-sensei, e anche Konaka per aver rispettato la sceneggiatura originale. Tuttavia, per chi sa leggere tra le righe, Ghost Hound possiede lo stesso impatto simbolico che hanno SEL e Texhnolyze, semplicemente più nascosto, per questo il capitolo dove ho cercato di spiegare il messaggio dell’autore ho deciso di intitolarlo “Immagini subliminali”.

Lo spettatore che non riesce a comprendere il pensiero di Konaka, si gode la trama (con tanto di lieto fine) scritta da Masamune Shirow, mentre lo spettatore navigato e abituato al metodo di scrittura tipico di Konaka trova un’altra rappresentazione del suo pensiero, ovviamente differente dalle precedenti, ma della stessa forza comunicativa.

Leave a comment

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.